Essere una webradio comporta la piena consapevolezza che nessuno andrà a passeggio col pc sotto braccio né ci sarà qualcuno disposto a rimanere dinanzi al desktop casalingo solo per ascoltare della musica.Sapere questo é già un buon punto di partenza. Ma tra dirlo ed il farlo c'é il mare di impegno che l'accattivare gli ascoltatori, al punto da far loro preferire il computer alla radiolina, richiede.
Una webradio é due cose insieme: un sito, o qualcosa che gli assomiglia molto, e una radio. Ciò significa che i meccanismi di fidelizzazione del visitatore ascoltatore scattano solo a condizione che l'abilità nel rendere attrattivo il sito web istituzionale, vetrina della webradio, si sposi con un'offerta radiofonica coerente con le promesse del sito e alternativa a quella della radio FM. Un'ottima rotazione musicale é importante poiché fa da collante tra una trasmissione ed un'altra. Se poi le tracce proposte sono davvero nuove, originali, perchè tratte da un repertorio non commerciale (tipico il caso della musica pubblicata sotto licenze Creative Commons) allora il palinsesto musicale diventa davvero prezioso ed interessante collegamento tra un talk ed un altro.
Ma il punto é proprio questo. I talk, i programmi, i contenuti che devono essere la solida impalcatura del palinsesto di una webradio. Non me ne vogliano i dj o aspiranti tali: una selezione di musica mixata, per quanto di qualità e realizzata con tecnica e virtuosismo la si può ascoltare ovunque senza bisogno di chiudersi tra quattro mura, bloccati dinanzi ad un video. Occorre entusiasmo, voglia e capacità di sperimentare, di ricercare contenuti la cui proposta può anche risultare alternativa se non proprio coraggiosa.
La webradio in se stessa é alternativa; una imperdibile opportunità per ritrovare lo spirito pionieristico delle prime radio libere degli anni 70 ma con tutto ciò che in trenta anni abbiamo imparato sulla radio, sugli ascoltatori e anche sul web che é il nostro etere.
Sono d'accordo. Le radio Web, avendo meno spese, devono saper fruttare la maggiore libertà che questo fatalmente comporta. E il modello è proprio quello delle radio libere della seconda metà dei '70: più catalogo, più qualità musicale, meno gossip. La differenza più grossa tra le due esperienze consiste nel rapporto col territorio: fortissimo nelle vecchie radio libere, mentre le radio Web hanno naturalmente come palcoscenico il globo.
RispondiEliminaConcordo con te Marco. Il rapporto col territorio é la differenza sostanziale. Ma qui si apre un capitolo ben più ampio che é quello della radio locale, anche no profit, e dell'impossibilità di occupare legalmente una frequenza nemmeno spostandosi nelle onde medie dove le dismissioni da parte della RAI (e non solo) stanno facendo spazio. Ma di questo scriverò in un prossimo post. Grazie
RispondiEliminaIl difficile nelle radioweb e' farsi conoscere.
RispondiEliminaBisogna crearsi una sorta di community dove la gente si ferma e porta amici, dove da un qualsiasi altro sito si "clicca" e ci si ritrova in posto dove chattare e ascoltare musica.
Non tutti quelli che stanno al pc lo fanno solo per lavoro, molti hanno un bisogno fisico di comunicazione e la musica e' un ottimo mezzo.
Barbara Visconti