Il microfono: dinamico o a condensatore? Ecco le differenze!


Il microfono è l'elemento della catena audio con il quale lo speaker è più strettamente a contatto, e la sua influenza sulla timbrica della voce è così importante da renderlo spesso partner inseparabile dopo una lunga ed accurata scelta. Dinamici o a condensatore, a transistor o valvolari, cardioide o direzionali, oggi sono disponibili per tutte le applicazioni... e per tutte le tasche. Cerchiamo di capirne di più al fine di poter effettuare una scelta ragionata.


Il microfono è tecnicamente un trasduttore elettromeccanico, che trasforma vibrazioni in segnali elettrici.



In base alla capsula in esso contenuta, possono esserci microfoni dinamici o a condensatore. I microfoni dinamici sono quelli "generalmente" più economici e dal funzionamento più semplice. All'interno di essi vi è una membrana (che capta la pressione sonora) che, vibrando, fa muovere una bobina inserita in un campo magnetico, generando segnale elettrico ai capi dell'avvolgimento della bobina. E' esattamente il principio inverso di funzionamento dei coni degli altoparlanti, ma non provate ad usare il vostro microfono come altoparlante, potreste distruggerlo irrimediabilmente :-)

A causa delle sue caratteristiche costruttive, i microfoni dinamici sono spesso destinati ad applicazioni sonore più gravose, come nelle riprese di audio ad alto volume (cantanti heavy metal, concerti in cui il microfono va maneggiato e maltrattato, karaoke, ma anche strumenti musicali con grosso impatto sonoro come i singoli elementi delle batterie). Di contro però anche quelli di qualità migliore offrono una sensibilità e una risposta in frequenza inferiore rispetto a quelli a condensatore.

Generalmente i radiomicrofoni, sono microfoni dinamici ai quali è applicato un modulo trasmittente e ovviamente una batteria per il funzionamento. Anche i radiomicrofoni esistono in tantissime forme per svariate applicazioni, lavalier, ad archetto, a gelato, con possibilità di collegare diversi microfoni ad un unico ricevitore utilizzando frequenze differenti. La comodità che dà un radiomicrofono è insuperabile, soprattutto quelli ad archetto che "seguono" il movimento della testa ed evidentemente permettono di tenere libere le mani, bisogna però valutarne bene le caratteristiche di resa sonora, di durata della batteria (per non rimanere sorpresi durante una diretta), di portata del campo (se avete una regia distante dallo studio in cui registrate) e di eventuali interferenze di altre apparecchiature radio o elettrodomestici. Ecco perché in applicazioni critiche o in studio generalmente si preferiscono i microfoni con il filo.

I microfoni a condensatore invece hanno come elemento sensibile un condensatore formato da una lamina fissa ed una membrana mobile, che vibrando fa variare la capacità del condensatore. Ciò però implica che questo tipo di microfoni abbiano bisogno di essere alimentati per poter dare un segnale in uscita, pertanto sono dotati di batteria o, più frequentemente, prendono alimentazione dallo stesso cavo di connessione al preamplificatore o mixer (quando questi supportano questa funzione). Questo tipo di alimentazione si chiama phantom (fantasma) e generalmente va da pochi volts ai 48 volts dei microfoni professionali. Attenzione: l'alimentazione corre sullo stesso cavo che conduce il segnale, pertanto non bisogna mai collegare un microfono dinamico ad una presa con alimentazione phantom, o si corre il rischio di bruciare il microfono, così come non bisogna mai mettere in cortocircuito i pin del preamplificatore o del mixer per evitare danni agli stessi!

A differenza dei microfoni dinamici, quelli a condensatore sono molto più sensibili, hanno una maggiore risposta in frequenza e, in versione valvolare, riescono a dare una "impronta" specifica al suono, dovuta al calore delle armoniche introdotte dalla distorsione tipica dei tubi a vuoto. Sono i più usati negli studi di registrazione professionali per la loro qualità elevata, ma vista la loro grande sensibilità necessitano di precauzioni particolari, come ad esempio l'utilizzo di supporti microfonici antivibrazione (ragni) per evitare che urti e vibrazioni possano essere captati, o filtri antipop per eliminare gli effetti negativi sul suono delle consonanti sibilanti ed esplosive ("S", "P", "T").

Nel prossimo articolo vedremo qualcosa di più sulle distinzioni dei microfoni in base alla loro direzionalità, restate in... ascolto! :-)

Luca De Florio

2 commenti:

  1. Davvero un'ottima spiegazione. Complimenti

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  2. Fico! Ho capito nuove cose. Quando facevo lo speaker avevamo un normalissimo microfono. E' stata una grande esperienza e sarebbe bello avere un'altra possibilità ma non sono un professionista. Mi dicevano solo che la mia voce era piacevole al microfono... Mah! :-)

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