Interviste agli Station Manager: Alberto Di Stefano (Dimensione Suono Roma)

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Radiospeaker.it continua ad incontrare professionisti del settore radiofonico, abbiamo intervistato lo Station Manager di Dimensione Suono Roma, Alberto di Stefano e abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui:

La prima domanda che qualsiasi speaker radiofonico vorrebbe porre ad uno station manager d’esperienza come te è: quali sono le qualità di uno speaker che  contano di più? Un conduttore può avere una gran voce. Può avere una dizione impeccabile o una pronuncia inglese madrelingua. Potrebbe avere anche cosa dire. Ma se non ha il talento naturale di comunicare, catturare l’attenzione ed esprimere concetti, è meglio che si dedichi al doppiaggio (caste permettendo…) o che presti la sua voce e la sua tecnica agli studi di produzione spot (magari evitando di farsi sottopagare…). Perciò, da sempre, la mia esperienza mi porta a privilegiare la personalità di un conduttore. Chi ne è dotato saprà avere anche la duttilità necessaria per interpretare formati diversi. Se c’è una cosa che ripeto ossessivamente ai conduttori di Dimensione Suono Roma è che se avessi bisogno solo di una voce, utilizzerei il synth che annuncia i treni alla stazione o chiamerei il primo volontario di passaggio davanti l’ingresso dei nostri studi…
 
Tra gli argomenti del Radiospeaker Blog, uno di quelli di cui si è discusso di più è quello che riguarda la durata degli interventi degli speaker. Secondo te quanto deve durare l'intervento "perfetto"? Una durata standard non può essere fissata, dipende tutto dal formato e dalle esigenze di clock di un’emittente, ogni palinsesto ha esigenze diverse. Inoltre, al contrario di quanto pensa gran parte dei conduttori, la durata di un intervento è inversamente proporzionale alla sua efficacia: più si parla, più aumenta il rischio di disperdersi in chiacchiere di scarsa rilevanza. 

Quali sono gli elementi indispensabili per un ottimo intervento radiofonico? L’elemento indispensabile è il contenuto dell’intervento. Assolutamente. 

Passiamo ad un aspetto pratico: il demo radiofonico. Come deve essere un demo per attirare la tua attenzione? Quanto deve durare? Quanti interventi deve comprendere? Come dovrebbe essere strutturato? Nonostante la nostalgia da cassettina e CV battuto a macchina, la demo che colpisce la mia attenzione è inviata per posta elettronica, è un mp3 (o link a file audio), è sintetica, concreta, di buona qualità audio, senza elementi secondari (come il jingle di Radio Sabbia o gli oltre 4 minuti dell’ultimo brano di Tizio & Caio…) ed è accompagnata da una presentazione breve e informale e da un CV sintetico, ordinato, dettagliato e limitato all’ambito di interesse (lo stage alla fabbrica di prosciutti lo ometterei…). Ma soprattutto non deve MAI citare il nome di un improbabile “sponsor” (che di solito, tra l’altro, non si ha mai il piacere di conoscere…). 

Cosa consigli ad uno speaker che sogna di arrivare ad un alto livello? Di non smettere mai di imparare. Studiare, essere curiosi, informarsi, esercitarsi, ascoltarsi, confrontarsi: sono tutte attività necessarie per migliorare ogni sfumatura del proprio stile di conduzione. Quando capiterà la fortuna di avere un’opportunità importante, certe qualità saranno subito notate da un orecchio esperto. 

Sicuramente abbiamo dimenticato di chiederti qualcosa, vuoi aggiungere qualcos'altro? Solo suggerire, a chi vuol fare questo lavoro, di non gettare la spugna alla prima porta chiusa e, a chi è già affermato a buoni livelli, di coltivare con modestia e disponibilità la curiosità e l’interesse di chi si avvicina a alla radio e alla professione di conduttore. 

Cosa ne pensi di Radiospeaker.it? Ogni iniziativa che abbia lo scopo di diffondere e condividere la passione per la radio è una santa cosa. Se poi, come in questo caso, è realizzata con criterio e cognizione di causa è ancora meglio. In bocca al lupo Radiospeaker.it! 

Crepi! ;)


Teorie e tecniche radiofoniche: Uscita in battuta

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Questo articolo è stato spostato sul sito Radiospeaker.it al seguente indirizzo:
http://www.radiospeaker.it/blog/conduzione-radiofonica-entrata-ed-uscita-battuta-326.html

Teorie e tecniche radiofoniche: Entrata in battuta

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Definiamo entrare in battuta: entrare con l'intervento sul battito forte della battuta della canzone.

Dobbiamo apprendere delle piccole nozioni musicali.

Dovete sapere che in una battuta di 4/4 esistono 4 accenti uno per pulsazione: 1 Forte 2 Debole 3 Mezzo - Forte 4 Debole.
Per dare dinamica alla vostra entrata dovete entrare sul primo colpo della battuta, detto in parole poverissime all'inizio del Riff.

Poi esistono diversi metodi: entrare sul ritornello finale, sull' Outro o sull'ultima o penultima battuta e dopo un jingles.

Solitamente nella musica Pop o Pop Rock il ritornello finale è sempre il doppio del primo o dei primi due, per questo se utilizzate il primo metodo è più sonoro entrare sul secondo ritornello del ritornello di chiusura.

Ibri Idge Irit Iorn Iel IloE rit Iorn Iel Ilo I

E (simbolo di quando entrate)
I (inizio battuta)

C'è chi invece entra sull'ultima o penultima battuta della canzone anche se lo sconsiglio per un motivo di dinamica.

Ibri Idge Irit Iorn Iel Ilo Irit Iorn Eel Ilo I

Vi potrà sembrare scontato ma, tranne nel Punk Hc e nel grindcore, i ritornelli generalmente sono di almeno 4 battute ovvero 16 pulsazioni e solitamente si ripetono per 2 o 4 volte (quindi prendete lo schema sopra come qualcosa di indicativo).

Sull'Outro vuol dire entrare con lo stesso metodo ma all'inizio della battuta post-ultimo ritornello che solitamente in radio è introvabile come situazione, perché un buon programmatore radiofonico taglia gli outro e le buone discografiche mandano i singoli "Radio Edit" cioè con intro e outro inesistenti o più corti.

L'ultimo ma non più facile (ANZI!) l'entrata dopo il jingles

Ibri Idge Irit Iorn Iel Ilo Irit Iorn Iel Ilo IjingEbaseI

Dovete entrare precisamente sul colpo forte della base e non è facile dato che il tempo suggerito dalle vostre cuffie è quello del jingles. Non vi preoccupate inizialmente darete degli sbazi di volume sulle prime tre parole dell'intervento, almeno così a me capitava.

Ce ne sono altri di metodi che io non ho ancora eseguito, sperimentato o notato su altre emittenti e sono sicuro che il mio elenco non è assoluto.

Ricordatevi nei From Disco to Disco l'entrata in battuta a tempo è fondamentale! il come poi..scegliete voi, ve lo ripeterò sempre ogni volta: fate il vostro stile.

Teorie e tecniche radiofoniche: Clock

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Prima di parlare di "entrate in battuta" bisogna parlare di tipologie di radio, anzi di programmazioni radio o clock.

Il clock, in parole poverissime, è la struttura del vostro programma in tempi e modalità.

Il mio primo clock fu questo: PZ(pezzo) - IN(intervento con base) - PZ - IN - PZ - PB (pubblicità) - PZ - IN ...

Questo è un clock tipico delle Radio di Programmi, dove si tende ad interagire molto con il pubblico, attirandolo a sé con: argomenti, rifflessioni e domande dirette al pubblico. Il "come svolgere al meglio questo" lo spiega benissimo Giorgio in uno dei suoi primi post sulla tecnica Attenzione Interesse Desiderio Azione (vedi: Teorie e Tecniche della Conduzione Radiofonica: il segreto dell’AIDA) però in questo format và spalmato in 20/30 minuti ad argomento (4 interventi) al posto di 60 secondi, infatti la radio di programmi è molto più lenta.

Scopriamo allora un format più veloce: il From Disco to Disco (utilizzato molto nelle radio di flusso ma questo non esclude l'utilizzo di quelle di programmi)

ecco il clock: PZ - * - PZ - * - PZ - * - PZ - * - PB e parlate a cavallo tra PZ e PZ (identificato con *), invece tra PZ e PB annunciate la pubblicità.

Fare questo può sembrare facile ma non lo è, perché avete 15/20/30 secondi e l'esperienza mi insegna che, una volta che abbiamo preso dimestichezza con il MIC, parlare tanto è facile invece parlare poco è difficile.

Poi vi è un format con l'aggiunta dei jingles, dove si mischiano i due: PZ - * - PZ - JINGLES - IN - PZ - PB - ...

In realtà la programmazione dei clock è molto libera, varia a seconda della tipologia di contenuti e dalla linea editoriale della radio, però vi assicuro che a volte è più divertente fare il programmatore musicale e cercare di capire quale clock attira di più l'orecchio di chi ascolta che fare lo speaker radiofonico.

Nella prossimo appuntamento parleremo delle entrate in battuta a seconda dei clock che vi ho scritto, e per chiudere questo capitolo vi ricordo di farvi sempre e comunque un vostro stile.

Felice F.

Che tipo di radio preferisci? Sondaggio online sulle tipologie di radio

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Sul lato destro del Radiospeaker Blog puoi votare il tipo di radio che preferisci. Partecipa al sondaggio online:
Radio di Flusso
La Radio di Flusso è un tipo di radio molto strutturato, di solito basato su uno schema preciso che si ripete ogni ora. L'esempio più riuscito di radio di flusso è quello di RDS che riesce a conquistare giornalmente più di 5 milioni di ascoltatori nel giorno medio (Dati Audiradio quarto bimestre). In una radio di flusso c'è una netta prevalenza musicale e lo speaker fa degli interventi  brevi  e ripetuti in punti strategici del palinsesto. Una radio di flusso ha un "clock" o un "palinsesto" orario che si ripete quasi ogni ora e che tende a "rassicurare" l'ascoltatore.
Radio di Programmi
La Radio di Programmi mette al primo posto la personalità degli speaker e la diversità dei contenuti. A differenza di una radio di flusso, la radio di programmi ha una gran quantità di parlato con interventi che arrivano tranquillamente ai 5-6 minuti ed il palinsesto è molto più malleabile a seconda della personalità di chi parla e al contenuto del programma. Ogni programma ha una durata oraria variabile e ha sigle, contenuti, effetti sonori e strutture specifiche, rendendo la radio sempre diversa nel corso della giornata.
Esempi di Radio di Programmi si trovano in Radio DeeJay, Radio 105, RTL 102.5, Radio Kiss Kiss e nella maggiorparte delle Emittenti Nazionali.
Talk Radio
La Talk Radio italiana per eccellenza è Radio 24 (1856 ascoltatori nel giorno medio - Dati Audiradio quarto bimestre). Una talk radio si distingue per la quasi totale assenza di musica. Tutto il palinsesto si basa sugli speaker e sui loro contenuti. E' una radio specializzata nell'informazione.
Radio solo Musicali
Le radio solo musicali sono molto diffuse a livello locale, visti i bassissimi costi di gestione per l'assenza di speaker.  La radio nazionale che si avvicina di più a questa tipologia è Virgin Radio che, a parte alcuni momenti della giornata, è caratterizzata dalla presenza massiccia di musica, in questo caso musica Rock.

Teorie e tecniche radiofoniche:Esercizio1

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Ciao spero che sia stato interessante il mio post precedente e spero che lo sia anche questo...
Se avete installato il tutto potete iniziare con i primi esercizi al microfono.
Starete pensando: Ok, ma cosa dico?!....
Provate disannunciando il primo disco, ricordate: orario, il vostro nome o su che radio siete, se avete tempo anche un piccolo annedoto sull'artista disannunciato o una vostra citazione che rende l'intervento meno meccanico (breve!) e sulla chiusura annunciate il prossimo disco.

Si, sembra tanta roba ma un esempio banalissimo potrebbe essere: abbiamo appena ascoltato Madonna con Celebration, Sono le 08 e 15 e questa è Radio Punto ( o io sono Felice), staremo assieme fino alle 10, si lo so che vorreste stare con me più tempo (con il sorriso e non spavaldo) ma non si può, però possiamo ascoltare assieme il prossimo disco! è di Will Smith, Wild wild west.

Ok bisognerebbe valutare moto, intonazioni, pause, etc...ecco perché si consiglia sempre un buon corso di dizione (speakeraggio ma a volte anche recitazione può aiutare) per tutti gli speaker.

Ognuno poi ha un suo ordine nel dire i vari punti da me indicati (o ne aggiunge...addirittura ne omette), create comunque un vostro stile.

Nella prossima puntata vi parlerò dell'entrate e delle uscite in battuta...in parole povere fare questo esercizio però a tempo...per chi è un musicista paragoniamolo a suonare una canzone a metronomo.

Teorie e tecniche radiofoniche: Esercitarsi a fare gli speaker radiofonici

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A volte non è possibile entrare come conduttore in una radio sin dall'inizio. Io mi ricordo che portavo le birre ai conduttori per il primo mese e nel secondo mese annunciavo la pubblicità.
Ovviamente il percorso si fa lungo in questo modo e tutti noi quando entriamo in una radio sognamo di entrare in quella sala da speaker e parlare.
Ma la fretta non aiuta!! Ho visto molta gente che prima di entrare in sala di speakeraggio erano gasatissimi e poi davanti al microfono hanno fatto quasi un silenzio radiofonico.
Starete pensando: Ok io voglio fare radio ma non posso entrare subito in sala, cosa posso fare?? non esistono dei veri esercizi come a scuola..invece NO! vi sbagliate!

Dovete procurarvi il demo di una regia automatica come MBSTUDIO (scaricabile gratuitamente dal sito), studiatevene l'utilizzo per qualche settimana, e se la cosa vi annoia pensate che nelle maggior parte delle radio lo speaker fa anche il regista e che saper fare la parte tecnica apre il doppio delle porte.
Procuratevi un mixer da pochi canali e collegategli il microfono sul primo canale, invece sul secondo canale collegate l'uscita audio del pc (per capirci quella che andrebbe nelle casse) poi dal Main Out rientrate nell'entrata della scheda audio del vostro pc (Solitamente blu).
Adesso nel pannello di controllo nella sezione Audio/Registrazione mettete "Line Volume".
Accendete la registrazione da qualsiasi programma simile a Cubase, Audacity, Pro Tools...meglio Audacity perché gratis.

Adesso potete simulare una diretta con MBSTUDIO e il vostro microfono ovviamente registrandovi e riascoltandovi.

Felice Filippini

Ascolta e vinci: gli italiani campioni del mondo!

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A quanto pare noi italiani ci distinguiamo sempre dal resto del mondo non solo nell'estimato gioco del calcio, ma nel gioco in generale! Numerosi sondaggi attestano infatti il primato dei connazionali nel gioco d'azzardo, che si riflette nel proliferare di giochi a premi e quiz vari nei media (Quella del gioco d'azzardo è la quinta industria in Italia dopo Fiat, Telecom, Enel, Ifim: leggete qui).

Tra programmi televisivi in cui si promettono migliaia di euro, tabaccherie colme di speranze, sale giochi affollate, come poteva non "concorrere" anche la Radio?

Le tipologie dei radioquiz sono molteplici: I "matematici" che richiedono un elevatissimo sforzo nelle prime ore mattutine; gli "umilianti" in cui vince chi ha fatto la figura peggiore ; gli "artistici", dove gli ascoltatori sono chiamati a compiere imprese auliche, come ad esempio fare un urlo o un versaccio; i "culturali" e, per finire, i "minimalisti", i nostri preferiti, la partecipazione ai quali richiede solo il saper comporre un numero su un cellulare.

Anche i premi sono di diverso genere: dalla compilation ai gadget della radio, dagli ingressi a eventi ai biglietti per il cinema o il teatro (sempre meglio che in Somalia dove alla radio si regalano fucili, granate e mine! Leggete Qui). Purtroppo l'unica cosa che manca alla radio sono le vallette!! Strano che non abbiano ancora pensato di sfruttare il potere dell'immaginazione con un coretto sexy...Il nome di questi angeli verrebbe quasi da se: può piacere Radioline?
Kale.

Registrare uno spot per "il caro estinto"!

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Essere o non essere questo è il problema!! Ma vi è mai capitato di avere come sponsor una ditta di onoranze funebri? Da giorni sto riflettendo come creare questo spot, personalmente in tanti anni di radio non mi era mai capitato di dovere affrontare un tale problema.Tra l'altro di questi tempi rinunciare ad un contratto pubblicitario è molto difficile.Ho pensato ad uno spot serio distatccato, con un intonazione non darmmatica ma incisiva, lo spot potrebbe iniziare così::"La vita è una ruota si nasce e si muore per questo le Onranze funebri.....sono al vostro servizio ecc.ecc.
Se avete delle idee, fatemi sapere, aspetto "le vostre ultime volontà" ai posteri l'ardua sentenza!! Ferro di cavallo, cornetti,gobbetti, coda di tasso chi più ne ha più ne metta.
Aiutatemi, sostenetemi in questo arduo impegno.
Ciao LucaTortuga

Prensentazioni: Lo zio, c'è!!!

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Oh...mi mancava un altro blog su cui scrivere...questo però è particolare. Si, come l'idea di riunirci tutti insieme, dandoci la possibilità di farci conoscere meglio tra noi e scambiarci i nostri pensieri e le nostre esperienze. Intanto buona domenica a tutti. Oggi fino alle 16 sono in onda in diretta su Dimensione Suono Roma, la radio per la quale lavoro...e mentre stavo cercando le notizie di cui parlare in queste 5 ore mi sono ricordato di RadioSpeaker.it

Quanto deve durare l'intervento di uno speaker?

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Le teorie riguardo la durata degli interventi degli speaker radiofonici sono molte.

Spesso si parte dal presupposto che la soglia di attenzione media" di un ascoltatore non supera i 60 secondi. Pertanto molte radio, specie le radio di flusso (ad es. RDS), prediligono interventi brevi: 60 secondi, massimo 1 minuto e mezzo.

Effettivamente ascoltare un monolgo di 5-6 minuti potrebbe diventare noioso, a meno che lo speaker non sia dotato di incredibili doti da intrattenitore e non sappia stupire l'ascoltatore più di una volta nel corso del proprio discorso.  Abilità piuttosto rare al giorno d'oggi, dovute anche al fatto che la gente non si stupisce più di niente.

Pertanto l'abilità di un conduttore radiofonico "medio" sta nel saper riassumere in 1 minuto l'argomento di cui vuole parlare. In quei 60 secondi dovrà ricordare il nome della radio, ricordare il suo nome, eventualmente trovare un link di collegamento tra il disco in onda e l'argomento di cui vuol parlare, e dare tutti gli elementi utili alla fruizione della notizia.( le 5 W: WHO - WHAT - WHY - WHEN - WHERE - leggi il post sulle 5 W).
Le lunghe durate dei talk radiofonici (che vanno dai 2 ai 6 minuti) si registrano di solito nelle conduzioni a 2 voci, in cui gli speaker interagiscono tra di loro e sviluppano con calma l'argomento e durante le interviste in diretta. A volte, durate lunghe sono previste in talk radiofonici in cui c'è un forte ausilio di effetti sonori, cambi di atmosfere sonore, inframezzi divertenti, cioè quando l'attenzione dell'ascoltatore viene stimolata nel corso dell'intervento con altri mezzi che accompagnano lo speaker nel suo discorso. Tu che ne pensi, quanto dovrebbe durare l'intervento di uno speaker radiofonico?

Tutti possono diventare speaker?

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In quest'era della velocità, del " tutto è possibile, basta solo qualche aggancio! ", sembra che ogni ambito della nostra esistenza si sia adeguato a questa politica, compreso il mondo del lavoro; se poi aggiungiamo la considerazione che certi lavori non sono considerati tali ( per tempo e fatica ) la domanda sorge spontanea:
Come diventare uno speaker radiofonico?

Viaggiando sulle frequenze e ascoltando i vari conduttori radiofonici, in noi umili usufruitori di radiosveglie e autostereo si fa sempre più strada il pensiero:" Anch'io posso farlo! Basta un po' di faccia tosta e conoscenze o compromessi! ".
Nessuna cura per la dizione, pochi argomenti interessanti, troppe pubblicità o trasmissioni in cui si leggono esclusivamente gli sms degli ascoltatori...

Cos'è quindi che divide la popolazione in: radioconduttori, provinanti e ascoltatori? Qual è l'elemento discriminante? L'ingrediente segreto? Non esistono più gli speaker appassionati e ribelli di tanti anni fa o è l'invidia che fa parlare chi "non ha voce in capitolo"? Sarà che ascoltiamo la radio in mezzo al traffico o alle sette di mattina e
non sappaimo cogliere il lato artistico di alcuni dei conduttori radiofonici?
Mi auguro sia così...

Kale

Scrivere sul Radiospeaker Blog

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